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Pedodonzia e odontoiatria: quale approccio?

Pedodonzia e odontoiatria: quale approccio?

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«Un pipistrello cadde a terra
e subito fu azzannato da una donnola,
ma mentre questa stava per ucciderlo
la pregò di risparmiarlo.
Lei disse che odiava tutti gli uccelli
e che quindi l’avrebbe ucciso.
Allora il pipistrello le spiegò
che non era un uccello ma un topo,
e così ebbe salva la vita.

Tempo dopo cadde di nuovo
e un’altra donnola lo prese
e alle sue suppliche rispose che
odiava tutti i topi.
Allora il pipistrello spiegò che
non era un topo ma un uccello,
e anche questa volta ebbe salva la vita.»

‘Il Pipistrello e le donnole’, Esopo, Favole.

Esopo? Che c’entrano le favole di Esopo con l’odontoiatria?
C’entrano.
Ora ti spiego perché.

Dunque, cominciamo col dire che odontoiatria e pedodonzia non sono sinonimi…non tanto perché immaginiamo che tu non lo sappia, quanto per i tuoi pazienti.
Infatti, la seconda è una branca della prima, destinata alla salute della bocca dei bambini e degli adolescenti.
Dunque, il suo scopo è quello di istruire il bambino ed i genitori su tutte le pratiche di igiene orale e le abitudini alimentari da adottare per prevenire l’insorgenza delle carie, oltre quello di curarne i denti.

Lo sai, sì, certo.

Beh, il fine dell’odontoiatria è analogo, mi dirai. Semplicemente, cambia l’età del paziente. Vero. Ma la differenza è sostanziale.
L’approccio, mentale e fisico, da avere con le due tipologie, è molto diverso.

Se un adulto va rassicurato, perché – diciamolo – la «sedia del dentista» incute timore, un bambino va trattato con cautela e attenzione davvero maggiorata.

Prima che tu però pensi che non sappia che a leggerci sei tu dentista, voglio ancora una volta rassicurarti sulla natura di questo articolo: qui non si parla di approccio squisitamente medico…ma di relazione.
Quel tipo di relazione che fa la differenza nella MENTE e nell’IMMAGINARIO del tuo paziente.
E l’età come ben sai, cambia questo immaginario.
Per quanto piccoli, anche i pazienti pedodontici hanno un potere decisionale. Anche particolarmente forte.
Pertanto, al di là della bontà ed etica professionale, stabilire un rapporto ed una relazione ottimale con un piccolo paziente equivale ad avere un paziente ricorsivo e soprattutto fidelizzabile per molto tempo.

Ma torniamo al punto: cosa occorre fare per far si che il nostro piccolo paziente si fidi?
In primo luogo, è importante aiutarlo a superare le sue paure. Certo, gran parte di queste vengono dalle idee e dai racconti (vedi ESOPO) che ci fanno del dentista.
Qual è dunque l’approccio migliore per spiegare ad un paziente di questa età la cura?
Intanto, come sicuramente già fai, eviteremo di parlare di dolore e ci focalizzeremo su procedure veloci e non invasive, ove possibile.
Ciò che conta è proprio stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione.
La serenità del piccolo paziente è il primo obiettivo che l’odontoiatra si deve porre ed è indispensabile per la corretta applicazione dei protocolli terapeutici e di prevenzione e per il futuro rapporto del bambino con il dentista, anche quando sarà adulto.

Per questo motivo, esistono format di pedodonzia e ortodonzia che introducono la metafora e la favola nelle sale degli studi odontoiatrici, opportunamente dedicate a loro. L’ambiente è particolarmente influente nella percezione del paziente, soprattutto se minore e tende a condizionare sensazioni e immagini mentali.
(se vuoi saperne di più sui format, scrivi subito a: info@scuolaimpresaodontoiatrica.it)

Creare un ambiente più leggero, a misura e inserirsi in questo contesto con un atteggiamento verbale e gestuale congruente con la leggerezza e la cura, aiuta il bambino ad affidarsi, tranquillizzandolo e rendendolo collaborativo.

E’ del tutto inutile spiegare, raccontare, entrando troppo nel dettaglio cosa avverrà. Anche perché per adulti e bambini le paure tendono ad amplificare la portata di ciò che si percepisce.

Ti starai chiedendo: ok, questo va bene, ma il mio problema spesso sono proprio i genitori…che posso fare?
Se il bambino è molto piccolo la presenza del genitore accanto alla poltrona è positiva e tranquillizzante, ma nel caso di un bambino di scuola elementare, per esempio, ne va valutata l’opportunità: un genitore ansioso è dannoso, meglio lasciarlo in sala d’attesa.
I genitori vanno «educati», perché spesso sono loro i responsabili della sindrome da camice bianco dei figli.
Bisogna spiegar loro quale atteggiamento avere a casa, come ad esempio il non nominare parole che possano provocare nel bambino una paura superflua tipo ‘male, paura, dolore’.

Insomma, se sei in difficoltà, forse una breve fiaba, raccontata al momento giusto, può fornire un aiuto insperato all’odontoiatra alle prese con un piccolo paziente spaventato.

Se, poi, ti stai chiedendo perché ho scelto proprio quella favola di Esopo, la risposta sta nella sua morale: Non bisogna ricorrere sempre agli stessi espedienti ma adattarli alle circostanze.

Infondo, dalla notte dei tempi, le favole esercitano sempre un fascino particolare e aiutano la relazione. Se poi diventano anche un modo per dare valore alla tua professione e a far percepire al tuo target ortodontico un maggior valore del tuo lavoro, beh allora comprendi che gli effetti non sono solo “terapeutici”, ma anche di business e di branding.

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